giovedì 19 agosto 2010

Sigourney Weaver in "Alien"

Il film di Ridley Scott apparve in un'epoca (fine 1979) in cui nella fantascienza gli alieni erano o strani o comunque non cattivi (vedi "Incontri ravvicinati del terzo tipo"), e il design delle astronavi e degli ambienti luccicava come in "2001 Odissea nello spazio" o nel telefilm di "Spazio 1999".
A dire il vero "Alien" è un fanta-horror e ha più cose in comune con "La Cosa da un altro mondo", per certi versi, che con la fantascienza spaziale;  eppure il suo stile cupo, "vissuto",  realistico ha fatto epoca proprio nel genere della fantascienza.
Per la me stessa del 1980 (che credo sia l'anno di uscita del film in Italia) "Alien" rappresenta l'incontro con un'attrice che mi ha fatto innamorare perdutamente ( e messo forse sulla via della comprensione della mia omosessualità). Sigorney Weaver all'epoca lavorava in teatro, aveva un'esperienza quasi nulla nel cinema. Non era giovanissima, nè bella secondo i canoni classici, ma aveva dalla sua certamente un'altezza che ne aumentava la presenza scenica. In "Alien" era attorniata da attori con fama ed esperienza: Tom Skerrit, Harry Dean Stanton, Ian Holm, ecc.
All'inizio del film fui presa dalla storia, dalle sue atmosfere cupe; della snella riccioluta mi accorsi veramente solo a partire dal minuto 34 : ricordo ancora con esattezza il momento in cui  mi si accese la lampadina del colpo di fulmine, il momento in cui pensai "ma che bella!".  Il suo "no, non posso farlo" (ad aprire il portello di entrata dell'astronave) la poneva da quel momento in poi come la protagonista assoluta del film: aveva avuto ben ragione a invocare la quarantena per lo sfortunato uomo dell'equipaggio assalito dalla "piovra" aliena...
Nel film la Weaver veste per tutto il tempo la pratica tuta che non lascia scoperto un centimetro di pelle: a me sembrava già così molto sexy - così come trovavo sexy il suo non essere affatto truccata, la sua determinazione, la sua intelligenza, la sua "piattezza" là dove gli uomini sognerebbero altro.
Verso la fine del film, quando la Weaver tenta di rilassarsi a bordo della navetta superstite, ecco che invece il regista ci regala uno spogliarello dell'attrice, causa emergenza aliena: l'inquadratura dal basso in alto altezza inguine della Weaver che deve mettersi la tuta spaziale la ricorderò credo fino alla morte. Fino ad allora non avevo avuto modo di avere incontri ravvicinati con la fisicità del corpo femminile - incontri consapevoli e in cui potessi ascoltare le reazioni del mio corpo: la visione del corpo della Weaver - in quel modo, in quel contesto -  fu una delle cose più eccitanti  della mia adolescenza.
Sigourney Weaver da allora in poi acquisì una certa fama che la vide recitare in molti film durante gli anni 80 - anni pessimi per il look delle donne che venivano gonfiate cotonate e truccate con vistosi orribili colori accesi. Infatti per la Weaver, che pur continuavo ad apprezzare grandemente, non ebbi più quel trasporto quasi fisico dei tempi di "Alien"; quando nel 1986 tornò  Ripley in "Aliens - Scontro finale" le avevano accorciato i bei capelli lunghi e nel complesso il suo fascino mi sembrava diminuito alquanto (a parte la diversità del film - ma tutti gli altri film della "serie" non hanno molto a che fare con il capostipite).
Un guizzo di sensualità l'ho provato durante la recitazione della Weaver in "Alien: la clonazione" dove il duetto con Winona Ryder è notevole, e dove lei regge benissimo l'età non più giovanile (a meno che abbia iniziato lì a farsi qualche ritocchino - cosa orribile per me a pensarsi ma basta confrontare la Weaver di "Avatar" e quella che si vede nelle interviste all'interno dei dvd di "Alien", ad esempio: per carità, se ritocchi ci sono stati sembrano ben diversi dalle spianate plastiche che rendono di solito gli attori delle maschere senza espressione - per fortuna).
Il modello della donna "forte", al limite anche dura e muscolosa sarà ripreso poi in altri film secondo me scadendo poi nello stereotipo opposto a quello della "femminile sdolcinata" - più o meno imperante fino ad allora. Ripley non usa i muscoli, ma la sua forza naturale e la sua intelligenza, mantenendo una sua personale e non stereotipata femminilità; la Weaver era una Ripley perfetta ("born to be Ripley", come dice Ridley Scott), tanto che questa simbiosi si perpetuerà ben ben altri 3 film (con vagheggiamenti per un quarto).

Le immagini sono prese dal dvd di "Alien" edizione speciale e sono Copyright©20th Century Fox

mercoledì 4 agosto 2010

Scene da un matrimonio

Quest'estate non  posso aggiornare come vorrei il blog, ma voglio lo stesso dare qualche spunto per i pochi lettori che passeranno di qui: sul sito del giornale statunitense "The Boston Globe" è stata pubblicata una galleria di immagini da diverse cerimonie di matrimonio nei paesi, sempre più numerosi, che hanno legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso (tra cui Argentina e Messico - proprio così...).
Le foto sono belle e alcune anche commoventi: le potete trovare qui.